TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


venerdì 23 dicembre 2016

Il coraggio di Cion



Silvio Bonfante, nato nel 1921, ha legato la sua vita all’esperienza partigiana, vissuta interamente nei territori del Ponente ligure. Nome di battaglia: Cion (Chiodo). Un libro racconta la sua storia.

Marino Magliani

Il coraggio di Cion. Intervista a Daniele La Corte


Nel 2016 è uscito un libro necessario, Il coraggio di Cion (Fusta editore). Si tratta della vera storia, come sta in copertina, del partigiano Silvio Bonfante. In altri luoghi apparirà una mia nota, ma le domande e le considerazioni sono ancora molte. Daniele, mi piacerebbe che ci parlassi, dopo averci raccontato qualcosa sul giovane uomo e comandante partigiano morto a soli ventitre anni, dell'impianto del libro, molto ben strutturato.

La vita di Silvio Bonfante è costellata di momenti tragici alternati a parentesi felici. E’ una storia vera che ho cercato di rendere ancora più reale mettendo in luce sia l’aspetto dell’uomo, con le sue debolezze, le sue paure, i suoi rimorsi, i suoi amori, che quella del guerrigliero, del giovane che trascorsi gli anni dell’adolescenza in seminario si ritrova prima arruolato nella regia Marina, poi comandante di una banda partigiana, per poi diventare vice comandante di una divisione. Ho costruito questo mio lavoro senza mai perdere d’occhio la contemporaneità, l’oggi ancora costellato di guerre, di bombe, di sangue e dolore. “Cion”, che in dialetto ligure significa chiodo, è il nome di battaglia di Silvio Bonfante, ma anche quel chiodo, quei chiodi che hanno crocifisso Cristo, resistente di duemila anni fa. Così ho messo in relazione la lotta di Liberazione dall’invasore nazista con la tragedia di Aleppo, con la resistenza di figlie, madri e padri siriani che combattono e fuggono in cerca di pace e libertà. E ancora più forte è l’immagine creata dal grande pittore contemporaneo Giorgio Oikonomoy, resistente greco, nata dalla lettura delle bozze del mio libro. L’immagine si può ammirare nel retro di copertina. Un dipinto che trasuda di dolore e di sangue. E nella contemporaneità ho cercato di far rivivere le gesta di un grande patriota italiano, quel “Cion” insignito della medaglia d’oro al valore militare per aver immolato la sua govane vita per salvare i suoi uomini.

Ed ecco, sulla struttura, ma anche semplicemente sulla suddivisione: dopo lo scritto di presentazione e dei testimoni, il primo capitolo si intitola Volante e Volantina.

Due reparti per azioni immediate. Il primo incarico importante per Silvio Bonfante fu la responsabilità della “Volante”, squadra di uomini scelti che dovevano agire con la massima rapidità e destrezza per colpire il nemico a sorpresa. E gli insegnamenti di un generale in pensione, un monarchico convinto e antifascista da cui il giovane Silvio apprende i primi rudimenti della guerriglia. Poi la “Volantina”, squadra con meno uomini ma ugualmente efficace nel colpire a sopresa. La “Volantina” era stata affidata al braccio destro di “Cion”, l’inseparabile Massimo Gismondi che per il suo essere mancino era stato soprannominato, parola dialettale ligure, “Mancen”.

Poi, senza peraltro sorvolare pagine e capitoli come: Sorella e fratello, e Le belve, Vento forte, mi piacerebbe ci raccontassi La grande battaglia e l'intimo L'amore mentre tutto cade.

Bonfante percorre la parentesi partigiana senza mai dimenticarsi della famiglia. Cerca di proteggerla, di evitare che possa cadere nelle mani del nemico. Ma alla madre, al padre, al fratello e all’adorata sorella, pone sempre in prima fila i suoi uomini, i compagni di quell’avventura epica che è stata la Resistenza. Dai racconti di Anna Bonfante, la sorella, ho tratto molto materiale per realizzare il libro le cui pagine sono costellate di gesta coraggiose, di azioni nemiche bestiali dalle quali emerge, pagina dopo pagina, la crudeltà degli uomini di Hitler. Poi la Grande Battaglia, quella di Montegrande che ha visto “Cion” esprimersi come grande stratega, utilizzando armi prima in mano ai tedeschi per annientare gli avversari. Montegrande ha visto un pugno di partigiani mettere in fuga migliaia di soldati tedeschi. E’ su questa vetta che Bonfante diventa grande eroe. E’ l’aspetto militare che prevale in questo contesto che presto lascia spazio anche all’amore nei confronti di una giovane staffetta la cui umanità permette al racconto di essere ancora più vero. Nella vita del “Cion” l’amore per Fiammetta, la giovane staffetta che mette a nudo la bellezza interiore del comandante duro agli occhi dei suoi uomini, tenero amante con la donna che l’aveva fatto innamorare.

Infine il materiale iconografico. Che ha un ordine cronologico e parte dall'infanzia del comandante, il servizio militare nella Marina, e chiude con le immagini della lotta e della sua tragedia.


Per far capire al lettore come il romanzo sia costruito su forti pilastri di verità ho raccolto foto inedite di Silvio Bonfante, dalla sua fanciullezza al giorno della terribile fine. E con le tante foto del comandante “Cion” i disegni, ancora bagnati di lacrime e sangue, dei bambini profughi da Aleppo, che raccontano il dramma siriano e la loro nuova resistenza.


Per informazioni o richieste: info@fustaeditore.it