TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


venerdì 3 aprile 2015

Buona Pasqua



Il Seder costituisce l’insieme di atti e letture seguito nelle case ebraiche la prima sera di Pesach. Gli scopi del Seder sono essenzialmente due: ricordare la liberazione dalla schiavitù egiziana e trasmetterne il messaggio alle nuove generazioni, destando particolarmente l’attenzione dei bambini. Noi lo ricordiamo con un vecchio articolo del Manifesto. Che sia una Pasqua di Pace per tutte le amiche e tutti gli amici di Vento largo.

Pasqua con Judith e Julian


Al centro, un lungo tavolo di legno chiaro, basso e circondato da cuscini e tappeti. Tutto intorno, addossata alle pareti di una fragile e accogliente struttura di legno, una grande tavolata. Al primo tavolo si sistemano gli ospiti dei Living Theatre, mentre la seconda accoglie gli "invitati-spettatori". Ingombrano la mensa piatti imbanditi piuttosto parcamente, vino e succo d’uva, la matzah (il pane azzimo, cioè non lievitato), ciotole piene d’acqua. Le note di un flauto, accompagnato da una cantilena, danno inizio alla cerimonia.

È l’"Haggadah per il Seder di Passover", (...) una cerimonia che il Living ha sempre continuato a celebrare in forma privata, lungo tutta la sua storia. (…)

Julian Beck - e nella sua posizione si riflette anche quella del Living - non poteva probabilmente definirsi "religioso". Parlava di sé come di un militante anarchico, in lotta per spezzare catene e barriere, a cominciare da quelle delle ideologie, dai fanatismi delle ortodossie, per una rivoluzione non-violenta (proprio durante gli "anni di piombo", quando il suo "messaggio" sembrava meno accettabile, fuori dal tempo, il Living aveva voluto stabilirsi in Italia…).

Era tuttavia possibile, con qualche forzatura, leggere nello slancio che animava Beck e il Living qualche venatura profetica, quasi mistica; non a caso, alcuni loro spettacoli sono interpretabili attraverso i testi sacri dell’ebraismo - a cominciare dalla Rivoluzione di Paradise Now,costruita su una struttura ripresa dalla Kabbalah.



Questo "doppio binario" trova qualche riflesso in altri aspetti. La scelta stessa di dedicarsi al teatro contravveniva, per esempio, a un precetto implicito della religione ebraica, che evita la rappresentazione come forma di idolatria, D’altro canto uno dei fili conduttori dell’attività del Living è stato il continuo tentativo di superare, all’interno della forma dello spettacolo, proprio la rappresentazione: con un’immedesimazione realistica che finiva per ingannare il pubblico ("questa è realtà, non è teatro... restituiteci i soldi del biglietto..."); con un coinvolgimento dello spettatore che tendeva a equipararlo all’attore; o ancora con la convinzione da agit prop che vedeva gli effetti del la rappresentazione diffondersi per contagio nell’intera società.

Dietro la scelta di celebrare pubblicamente la cena pasquale s’intravedono queste tensioni contrastanti, e un intelligente tentativo di mediarle: se la storia del Living è un continuo tentativo di ritualizzare il teatro, questa è, al contrario ma coerentemente, una spettacolarizzazione del rito. Judith (figlia di un rabbino, oltre a essere da sempre la regista del gruppo di cui è anche la guida carismatica, soprattutto dopo la morte, due anni fa, di Julian) si è preoccupata della legittimità dell’operazione: "quando ce l’hanno proposto, abbiamo meditato a lungo. Ma nel testo del Seder sta scritto: "chi ha fame venga e mangi". Perciò si tratta di una festa aperta a tutto il mondo, ebrei e non-ebrei".

Non c’è invece nessun bisogno di giustificare l’interesse del Living per questa particolare ricorrenza: con la cena pasquale la liturgia ebraica rinnova ogni anno il ricordo e l’esperienza della liberazione dalla schiavitù dei Faraoni, "perché un tempo eravamo schiavi e poi siamo stati liberati e se ora fossimo schiavi, dovremmo guardare alla nostra libertà". Proprio per guardare alla prospettiva della liberazione, per ricordarsi delle tante schiavitù dei Presente, per rinnovare l’impegno a costruire un futuro di libertà, ecco questa "Haggadah per Seder di Passover", ovvero in angloebraico "Racconto della Sequenza del Passaggio"

L’episodio biblico dell’Esodo è un luogo canonico della meditazione politica, per secoli metafora obbligata – quasi eccessiva - di ogni liberazione: "La rivoluzione che quivi troverà non già la sua fine, bensì il suo inizio di organizzazione, non sarà una rivoluzione di breve respiro. L’attuale generazione assomiglia agli Ebrei che Mosé condusse attraverso il deserto. Non solo deve conquistare un nuovo mondo: deve perire per far posto agli uomini nati per un nuovo mondo" (Marx, 1948; questa citazione, come altre, è ripresa da Esodo e Rivoluzione di Michael Walzer, Feltrinelli 1986).



Il ricordo dell’Esodo non poteva non risucchiare il Living, diventando momento di riflessione collettiva, occasione d’incontro e d’interpretazione. Non per ricordare una liberazione avvenuta - o meglio conquistata - una volta per sempre, ma per ricordare le possibilità, la necessità della liberazione: una liberazione da conquistare ogni giorno.

Il rituale che precede la cena vera e propria si snoda per quasi due ore, e illustra minuziosamente le ragioni della celebrazione del Pesach, la Pasqua ebraica, secondo la tradizione rabbinica, ma la interpreta liberamente; e, quando è il caso, la critica e la corregge puntigliosamente. In omaggio alla parità dei sessi, l’Altissimo diventa "Uno Santo-Una Santa". Nella forma aperta di questo rituale trovano un ruolo e una funzione, con tutta la loro efficacia poetica, alcuni brani dei Canti della Rivoluzione di Julian Beck e l’intramontabile Urlo di Allen Ginsberg.

E poi niente carne, perché di sangue al mondo ne è stato già sparso fin troppo: "Siamo arrivati ad una migliore comprensione / del nostro rapporto con le altre creature di Dio / e ci sentiamo più vicini a loro / e non uccidiamo per mangiare". E se l’agnello è un simbolo veramente irrinunciabile, Judith ci ha portato una microscopica pecorella giocattolo, che mostra con convinzione e ironia al momento opportuno.

Il tutto debitamente illustrato e intervallato dai gesti previsti: abluzioni, piatti che vengono scoperti e poi nuovamente coperti, bicchieri che vengono alzati, riempiti e così via. L’atmosfera è quotidiana, come dovesse essere una festa in famiglia, attraversata a volte da un brivido quasi solenne.



Partecipare a un’esperienza di questo genere suscita sempre reazioni contrastanti. C’è, per un non ebreo, la curiosità quasi antropologica di conoscere usi e costumi diversi, confrontando riti che sembrano magari somigliarsi, ma che lasciano intravedere differenze e distinzioni profonde. Ma c’è anche la sensazione di trovarsi come semplici spettatori di fronte a un evento che per altri ha in qualche modo un carattere sacro: il disagio quindi di sentirsi degli intrusi, di rubare qualcosa che non ci appartiene e che per altri ha un diverso valore.

E tuttavia in questo caso rito e spettacolo finiscono inevitabilmente per confondersi (…) Perché quello che il Living costruisce non è ovviamente interpretabile - almeno non per tutti - come pura e semplice espressione di una religiosità. L’invito alla tolleranza che anima ogni frase, ogni gesto, ha una portata più ampia: è rivolto - e coinvolge - tutti coloro che si siano radunati in questa occasione. (…) pratica di una vera e propria "ecologia della mente" basata sulla tolleranza e sul rispetto dell’altro: un patrimonio di una cultura come quella ebraica che non conosce né dogmi né eresie. Un patrimonio che il Living ha trasformato nella pratica di una non violenza attiva.


il manifesto- 20 aprile 1987