TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 7 marzo 2015

Mauro Baracco, Ricordo di Mario Pastorino



Ricordo di un ceramista che ha fatto la storia di Albisola

Mauro Baracco

...a Joe Tazzina
Carmencita e Caballero”

...le dita scorrono veloci sulla tastiera di un computer che ha deciso di non ubbidire più al suo signore e padrone; l'eroico tecnico smanetta e si accinge a domare l'elettronico ribelle...ogni tanto l'occhietto (suo) vaga: “scusi...Lei si interessa di arte?!...sa...io sono il figlio di Mario Pastorino”..

Questo l'inizio di una conoscenza occasionale che si trasformerà in amicizia e l'aprirsi di un “mondo” di nuovi saperi ed emozioni.

In successive e più sapienti righe, il Prof. Federico Marzinot scriverà “criticamente” circa l'operato intellettuale della figura che oggi andiamo a ricordare; al sottoscritto, parziale testimone di un tempo trascorso, interessa unicamente cogliere l'occasione per alcune riflessioni che saranno universalmente considerate banali ma...a me va così ed in assoluto disordine vado ad esporle:

Ottimo che questo omaggio a Mario Pastorino si concretizzi parallelamente a questa fase delle celebrazioni per il Centenario della nascita del Maestro Asger Jorn ed alla serie di eccellenti iniziative promosse in proposito ad Albisola e Savona, considerato il rapporto che in quel tempo intercorse tra queste due figure di “belli uomini”.

Lo testimoniano le immagini in bianco e nero di allora e le parole scritte da Mario alla sorella Piera dalla lontana Danimarca, nella quale si era recato nel 1959 con Eliseo Salino per posizionare la bella, gigantesca ed universalmente nota opera ceramica di 27 metri di lunghezza eseguita dal vichingo Maestro alla San Giorgio di Albissola Marina per lo Statsgymnasium di Aarhus.

Mi piace altresì considerare questo momento come un corale ringraziamento rivolto a tutti i “coraggiosi” (ben sapendo quanto il coraggio, spesso, sia dettato da esigenze assolutamente poco romantiche) che in tempi implacabilmente difficili seppero portare avanti, tra mille difficoltà, l'antica arte figulina, essenza di questo territorio (basti riflettere sul fatto che l'attività del giovanissimo Mario inizia in pieno periodo bellico, nel 1944, all'ICA di Albisola Superiore).

In questa stessa fabbrica, il ragazzo assunto come apprendista assumerà successivamente il ruolo di capo del settore produttivo...legittimo pensare che i tempi del conflitto e della successiva ricostruzione fossero quanto mai selettivi rispetto le qualità e capacità dei singoli.

Immagino, scrivendo “due righe in libertà” per Mario Pastorino, di rivolgere un pensiero un po' meno distratto a tanti Amici che pur vivendo in tempi diversi ho con lui condiviso: cito per tutti Emilio Scanavino, Wifredo Lam, Attilio Mangini, Agenore Fabbri, Ansgar Elde.



Son contento (posso usare questa definizione assai poco paludata?!) dell'occasione di questo mio scrivere perchè con un po' di sana prepotenza mi permette di esprimere un concetto che mi è particolarmente caro: spesso e volentieri, quando si parla delle donne e del loro ruolo nel campo dell'arte ceramica, si tende amabilmente/misoginamente a sminuirlo a quello della “donna modesta” e/o tutt'al più “femmina collaboratrice di...”..ecco quindi servite: Geinin che forgia i macachi in Pozzo Garitta, le decoratrici in posa all'Alba Docilia, le povere criste che dispongono o camallano file di pignatte sulla spiaggia di Albissola per metterle ad asciugare e/o caricarle sui vecchi leudi. 

Tutto molto coreagrafico ma la donna è stata ed è altro e la figura di Mirella Fiore, compagna di vita e collaboratrice di Mario Pastorino, ne è testimonianza. Prima di tutto per il dato assolutamente concreto di essere stata anch'essa promotrice in prima persona della nascita dell'Azienda di famiglia e poi...

...decora qualunque supporto ceramico: pannelli, giare, fioriere...probabilmente anche quel suo cognome è un segno dell'ineluttabilità della cosa ma...guardate il vaso del Cunfeugo, la tradizionale cerimonia laica savonese, da lei prodotto nel 1998 e nel quale è raffigurata l'attività dell'antica Zecca savonese; è solo decorazione o possiamo sprecare anche qualche aggettivo in più?!...

Felicissimo infine che la prima presentazione di queste opere e del volumetto che le accompagna, avvenga in Pozzo Garitta: centro storico del paese figulino, centro della fatica di tante generazioni di donne e uomini, centro dei migliori avvenimenti culturali del tempo migliore anch'esso..

Vado a terminare queste mie un po' superflue considerazioni, ringraziando gratificato per la richiesta che me ne è stata fatta...ma...ho l'impressione che Caballero e Carmencita di Mario Pastorino mi sorridano...meglio che chiuda qui.