TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 29 dicembre 2013

Come nasce un amore (Le illusioni d'Itaca, 6)



Come il nostro marinaio senza nome scopre che la navigazione più pericolosa è quella nei ricordi (Sesto capitolo de Le illusioni d'Itaca)

Giorgio Amico

Le illusioni d'Itaca

6. Come nasce un amore

Tornò al paese con la mente e il cuore in tumulto. Guidava lentamente, ripensando a ciò che era appena accaduto. La storia con Giulia era stata importante per lui. Vivendo con lei, amandola, aveva imparato a conoscere se stesso, a sentirsi uomo. Prima timidamente poi senza più pudori o inibizioni, si erano rivelati l'uno all'altra. Insieme avevano scoperto i gesti antichi dell'amore, la forza casta e sfrenata del desiderio, il linguaggio dolce e imperioso dei loro corpi giovani. Erano stati felici, come solo si può esserlo a vent'anni. Troppo felici forse. Ad un tratto aveva avuto paura. Si era sentito come soffocare. E allora era partito. Senza preavviso, un giorno se ne era andato. A cercare lontano da lei, dal suo paese, dai suoi vecchi quella libertà che desiderava più di ogni altra cosa. Anche più di Giulia. Dopo tanto tempo non riusciva ancora neppure lui a spiegarsi bene come fosse accaduto. Forse come nella favola di Sinbad, aveva semplicemente sentito voglia di partire per mare e si era imbarcato.

Oltrepassato il viadotto dell'autostrada, la sua valle gli sembrò ancora più triste: una terra desolata. Ne valevano a placarlo gli sprazzi di sole che danzavano tra gli ulivi centenari. Nella sua vita aveva rinunziato senza rimpianto a tante cose, lo sapeva bene. Giulia era stata solo la prima di quelle rinunzie. Tante altre ne erano venute dopo. Senza patemi aveva rifiutato la quotidianità di un lavoro stabile così come il decoro borghese di una piccola vita ordinata. Aveva amato la trasgressione, ricercato l'eccesso. Con gli anni era andato avanti su questa strada, senza mai voltarsi indietro, senza provare pentimenti o rimorsi. Ma ora non si sentiva più sicuro delle sue scelte. Per la prima volta non era più certo di avere fatto la cosa giusta. Confusamente sentiva che qualcosa in lui era cambiato. Che dopo l'incontro con Giulia nulla sarebbe più stato come prima.

La giornata passò così in un inutile girovagare. Poi le ombre arrugginite della sera inghiottirono la valle.

Si era fermato ad un tavolo d'osteria ed ora cenava, chiuso nei suoi pensieri, la fronte abbassata sul piatto. Era un locale dall'aspetto antiquato. Una stufa polverosa prendeva un angolo della stanza. Sui tavoli vecchi giornali ingialliti. Vicino alla finestra che dava sul cortile quattro pensionati giocavano alle carte. Parlavano tutt'insieme, eppure non c'era confusione.

Due uomini in piedi a fianco del bancone fumavano e discutevano di calcio: il fatto era che niente era più quello di un tempo, dicevano. Neppure il calcio. Continuando a mangiare, lui li guardava. Da tempo aveva capito che ad un uomo poteva bastare trovarsi in compagnia di altri uomini la sera. E allora perché corteggiare la rovina? Perché tornare indietro. Come se fosse possibile, poi. Non poteva sortirne niente di buono.

Guardò l'orologio: era tardi.

Fece un cenno di saluto alla donna anziana infagottata in un grembiule, che in piedi dietro il bancone trafficava alla macchina del caffè, ed uscì nella notte. I giocatori di carte non alzarono neppure il capo.

I fari delle automobili sulla provinciale illuminavano la campagna. Lampi di luce nel buio grigio dell'asfalto. Sopra di lui fuggivano alte le stelle. Il suo cuore era un campo di battaglia.

Più tardi, seduto nel buio davanti alla sua casa, immerso nel concerto estivo dei grilli, sentiva che Giulia sarebbe arrivata. Non avrebbe saputo dire perché, ma ne era certo. Qualcosa era accaduto quel giorno che li aveva di nuovo legati. Lo sentiva con tutta la forza del suo essere.

Fumando una sigaretta dopo l'altra, l'aspettava e nell'attesa rivedeva come in un film ogni istante della loro storia e una malinconia dolce lo pervadeva.



Con la memoria riandava continuamente al momento del loro primo incontro. Tutto era accaduto in un mattino di primavera inoltrata. Sedeva in un bar del centro, sul tavolino davanti a sé una tazza di caffè, un pacchetto sgualcito di Gauloises e una copia de I sotterranei. Lei era entrata all'improvviso. Una studentessa come tante: giovane, carina. Si era avvicinata al banco, aveva ordinato qualcosa. Poi si era voltata verso di lui e l'aveva guardato, a lungo, con insistenza. La profondità dei suoi occhi lo aveva colpito, quasi imbarazzato. Le aveva sorriso. Era stato come un richiamo. Lei si era avvicinata.
  • Cosa leggi? - aveva chiesto.
Senza aspettare la sua risposta, aveva preso il libro dal tavolino, lo aveva sfogliato quasi distrattamente.
  • E' un libro bellissimo. - Gli aveva detto - L' ho letto anch'io, mi ha fatto piangere.
Lui l'aveva guardata incuriosito, cercando di capire cosa significassero quelle parole. Cosa quella sconosciuta volesse da lui. Poi aveva aperto il volumetto, aveva cercato fra le pagine e si era messo a leggere a voce alta:

" …adocchiando le sue piccole grazie io ebbi semplicemente l'idea più lampante di quante abbia mai avuto, l'idea che dovevo immergere il mio essere solitario nel caldo bagno e nella salvazione delle sue cosce - le intimità di giovani amanti a letto, distesi faccia a faccia, occhio nell'occhio, petto sul petto nudo, organo nell'organo, ginocchio contro ginocchio tremante, pelle d'oca, scambiarsi gesti esistenziali e d'amore…".

Lei era arrossita, ma non si era mossa. Era rimasta in piedi accanto a lui con una espressione indefinibile sul viso. Erano usciti insieme dal bar e si erano diretti verso la marina. Avevano percorso il lungo molo fino al vecchio faro di mattoni rossi posto all'imboccatura del porto. Il mare li circondava da tre lati. Alle loro spalle le case bianche della città. Più dietro ancora le colline verdi addossate ai monti grigi di Liguria. Dal largo lentamente un battello da pesca si avvicinava seguito da uno svolazzo di gabbiani. Sentivano il sordo ronfare del motore, le voci dei marinai, le grida rauche degli uccelli marini. Lei lo guardava con l'espressione di un uccellino che avesse appena rotto il guscio. Nei suoi occhi c'era festa.

  • Mi piace questo posto, - gli aveva detto - mi è sempre piaciuto. Mi dà un senso di libertà assoluta.
Lui non aveva detto nulla. Si era acceso una sigaretta e ne aveva tirato alcune boccate guardando il mare. Poi si era voltato verso di lei.
  • Ti piacerebbe andartene?
  • Da dove?
  • Da qui, da questa città, da questa vita.
  • Perché mi chiedi queste cose?
  • Avresti preferito che non te le chiedessi?
  • Preferisco non parlarne
  • Va bene . Se non vuoi.
Era rimasta in silenzio per un po', assorta nei suoi pensieri, ma aveva presto ripreso a parlare, con una voce incerta, esitante.
  • Ci ho pensato, ci ho pensato molto. Sai. Non lo nego. Ci sono giorni in cui non penso ad altro.
  • Ma…
  • Ma poi mi sono venuti in mente i miei. Mia madre… penso che ne morirebbe.
Lui aveva riso. Una risata cattiva, irridente. La ricordava ancora, quasi con vergogna.

Lei si era irrigidita.
  • Non trattarmi così.
Ora non sembrava più tanto fragile. Nei suoi occhi danzava una luce strana. Lui ne fu impressionato. Si piegò verso di lei e la baciò. Le sue labbra sapevano di sale.

Erano rimasti lì per ore, seduti sui gradini consunti del vecchio faro. A parlare dei loro sogni, dei loro desideri. Sospesi tra cielo e mare.
  • È bello, vero? Vorrei che il tempo si fermasse, che tutto restasse com'è ora.
Dopo tanti anni pensava che sì, tutto sarebbe dovuto restare come allora. Danza immobile nel lieve spirare del vento.

Intanto tutto attorno a lui nel buio il concerto dei grilli era divenuto assordante.


(continua)