TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 24 novembre 2013

Bologna, 23 novembre. Alla ricerca di Arturo Martini



Giorgio Amico

Bologna, 23 novembre.

Visitare una mostra di Arturo Martini suscita in noi, liguri di questo piccolo pezzo di Ponente compreso fra Vado e Savona, emozioni strane.
Ché Martini era uno di noi, nostri i suoi volti.



A Vado c'è ancora qualcuno che ha conosciuto chi ha posato per l'artista. Operai, pescatori, donne del popolo, ragazzi.
Presenze che abitano il nostro cuore, che sentiamo familiari.



E' un pezzo di noi che andiamo a riscoprire, un brandello della nostra storia.
Qualcosa che ci portiamo dentro, come un volto segnato dal tempo o un grido che non riesce a uscire.



Quelle di Martini sono figure enigmatiche fatte di grida silenziose.


Sguardi inquietanti che ci fissano senza vederci con occhi che scrutano dimensioni che non conosciamo e che pure sono nostre.



Sguardi muti in cerca di un altrove.



Guardano il cielo le statue di Martini.



Lo fanno anche per noi, che non ne siamo più capaci.
Noi che non sappiamo più volare.


Guardano in alto. Un cielo fatto di attese in un presente che non riesce a diventare domani.



Ha senso questa attesa? Ha senso la nostra attesa?
Un silenzio di terracotta ci avvolge, leggero come una cortina di nebbia, pesante come i ricordi.



Fuori, una pioggia triste accarezza un corteo di operai senza lavoro.