TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 30 settembre 2012

Sapevate che esiste un Rossese bianco?



Giorgio Amico

Sapevate che esiste un Rossese bianco?

Sapevate che esiste un Rossese bianco? Per noi è stata una sorpresa. Una felice sorpresa. In una piazzetta assolata della vecchia Bordighera, fra il garrire delle rondini che non sono ancora partite e si godono l'ultimo sole di questa estate pazza e voci di bambini, in un piccolo ristorante dove non si è perso il sapere antico di amalgamare ingredienti semplici (a chilometro zero, si dice oggi) per far risaltare sapori e aromi quasi dimenticati.

Si parlava della Bordighera di Monet e di Seborga, dei sentierini pietrosi che salgono a Sasso, della spiaggetta sotto Capo Sant'Ampelio e di ciò che resta dei grandi giardini impianti da inglesi tristi in cerca di luce e di vita. E come sempre il discorso è finito su Francesco Biamonti, passando dallo splendido Morlotti in mostra a Villa Regina Margherita al coniglio alla ligure vanto di quella piccola trattoria di Soldano dove Francesco portava gli amici. E' stato a questo punto che, scorrendo la carta dei vini, abbiamo scoperto l'esistenza di un Rossese bianco. Scoperta felice di un vino dai sapori intensi di Liguria: il profumo delle erbe e dei fiori dell'entroterra appena mitigato dall'asprezza salinica del mare.

Lo produce una piccola azienda vitivinicola di Soldano, la Tenuta Anfosso, gestita da due giovani, Marisa e Alessandro, nelle vigne d'altura di Poggio Pini e Luvaira, nomi biamontiani per un vino davvero speciale fatto con passione antica (le vigne risalgono al 1888) e professionalità moderna.

Siamo passati a trovarli mentre salivamo a Perinaldo, il paese delle stelle, per poi scendere ad Apricale per una stradina tutta curve fra gli uliveti. Ci hanno accolto con la cortesia tipica della gente del nostro entroterra. Un'ospitalità antica che arriva dritta al cuore e rende indimenticabile un borgo bellissimo, fatto di poche case arroccate alla montagna e popolato da gatti e da rondini.



Terra misteriosa e antica: i Bizantini sulla costa e gli invasori Longobardi a presidiare i monti. Storia che non è passata, che ancora persiste nei nomi e nelle atmosfere dei luoghi. Come la Colla di San Michele, il santo guerriero protettore di quei cavalieri giunti dall'estremo nord, appena sotto Perinaldo, che domina la valletta di Apricale e si apre sulla magia pietrosa del Toraggio. Di lì si scende a Apricale, ma anche a Dolceacqua, altro luogo incantato. Lì il vento soffia sempre portando con sè suoni antichi, echi di un mondo che esiste ormai solo più  nel ricordo come le voci dei pastori di Provenza dalla linea azzurrina e vicina dei monti di Francia.


Il tempo stava cambiando e la colla era battuta dal vento di mare, quel vento largo che porta le nubi. Era il nostro modo di festeggiare il compleanno di Vilma.