TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


martedì 17 aprile 2012

Conoscere la storia per comprendere il presente. Le radici profonde della crisi greca



Giorgio Amico

Conoscere la storia per comprendere il presente.
A proposito di "Breve storia della Grecia moderna" di Mauro Faroldi

Accade spesso che le cose studiate a scuola siano in realtà le meno conosciute. Si tratta di un meccanismo psicologico elementare: il fatto di averle a suo tempo studiate fa pensare di conoscerle già a sufficienza e ciò determina una mancanza di interesse ad approfondirle.

E' quello che sta succedendo con la Grecia, da più di un anno al centro dell'attenzione per il precipitare di una crisi che è economica e politica al tempo stesso, ma dove, a parte gli articoli di cronaca sulle manifestazioni più eclatanti della protesta popolare, l'interesse ad approfondire davvero ragioni profonde e dinamiche politiche da parte dei media è apparso minimo.

Ed in effetti, a conferma della regola enunciata in apertura, nonostante il gran parlare che se ne continua a fare, la Grecia resta uno dei paesi meno conosciuti dagli italiani. In confronto a ciò che, anche a livello di semplice informazione giornalistica, si sa su altri paesi a noi vicini, come Francia o Spagna, della situazione politica greca non si conosce quasi nulla.

Lo stesso vale per la storia della Grecia. A parte le nozioni imparate a scuola sul mondo classico (che comunque si fermano ad Alessandro Magno, tanto che la conoscenza del mondo bizantino è praticamente affare riservato ai soli studiosi della materia), l'unica incursione nella modernità è limitata a qualche vago ricordo dei legami fra la lotta di indipendenza ellenica e il nostro Risorgimento e, per i più politicizzati (e anziani) alla dittatura dei colonnelli. La storia della Grecia moderna e in particolare degli ultimi due secoli resta un buco nero e ciò rende difficile, tanto per tornare all'attualità, comprendere davvero ciò che sta accadendo oggi nelle sue specificità che sono diverse da quelle italiane o spagnole.

Del resto basta pensare a come sarebbe difficile capire la crisi italiana non considerando il modo come il nostro Stato si è costruito nei decenni dopo l'unità e ricostruito poi nel dopoguerra. Senza una conoscenza anche minima della storia repubblicana e dell'evolversi dei suoi equilibri politici e sociali, le specificità del caso italiano si ridurrebbero alle banalità (comunque assai diffuse) sul "carattere" degli italiani o alle tirate moralistiche sulla decadenza della politica.

Il fatto è che, se da un lato è ovvio che l'attuale crisi sia prima di tutto il portato di un ciclo economico che ha dimensioni e sviluppi globali, il modo concreto in cui essa si manifesta nei singoli paesi e le conseguenze che determina a livello politico e sociale, sono comprensibili solo a partire dalla realtà di ogni paese coinvolto.

In mancanza di questa comprensione più profonda, il "bisognerebbe fare come fanno in Grecia" che spesso si sente ripetere, rischia di restare mero sfogo verbale, dove il massimalismo delle parole serve a coprire l'impotenza ad agire in modo organizzato e strategico, sapendo cioè dove si vuole arrivare.

Giunge quindi a proposito questo libro di Mauro Faroldi, giornalista freelance che da anni vive e lavora ad Atene, che ricostruisce con taglio veloce, non privo comunque di profondità, la storia della Grecia moderna, dalla lotta di liberazione antiturca, alla dimensione "europea" di oggi, soffermandosi con grande attenzione su alcuni snodi centrali, quali la guerra civile del 1947-49 e il regime dei colonnelli del 1967-74.

Dal libro emerge il paradosso di un paese alla ricerca costante di una reale indipendenza dalle potenze "protettrici" (prima Inghilterra e poi Stati Uniti) che pensa di aver trovato la soluzione a questo problema secolare abdicando largamente alla propria sovranità nazionale e aderendo all'Unione Europea. Una dimensione, quella europea, considerata l'unica possibile a sciogliere l'altro grande nodo della storia della Grecia moderna, quello sociale, garantendo con lo sviluppo economico l'integrazione nel sistema delle classi subalterne grazie alla diffusione dei consumi e alla costruzione di un moderno Stato sociale di tipo europeo.

Una scelta trasversale agli schieramenti politici, condivisa da destra e sinistra, che oggi viene radicalmente rimessa in discussione assieme ai livelli di vita di gran parte della popolazione proprio dalle dimensioni continentali di una crisi finanziaria che nella Grecia ha trovato il suo primo anello debole.

Mauro Faroldi
Breve storia della Grecia moderna
Edizioni Quadrifoglio, Livorno 2006