TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 3 dicembre 2011

Da leggere: Nico Orengo, Gli spiccioli di Montale



Un piccolo libro scritto per la morte di un uliveto distrutto dalla speculazione edilizia. Immagini di una Liguria sospesa fra sogno e realtà che arrivano dritte al cuore, come lampi di luce intravisti nel gioco capriccioso delle onde sul mare.

La nostalgia non è più quella di un tempo

In un elzeviro apparso sul "Corriere della Sera", Eugenio Montale scriveva nel ‘54 che Paul Cézanne "più volte negò l'elemosina al poeta mendicante Germain Nouveau, seduto sugli scalini del duomo" ad Aix-en-Provence.

Su questo episodio, o forse diceria, si fonda il titolo d'uno smilzo e bellissimo libro di Nico Orengo, "Gli spiccioli di Montale": il sottotitolo recita "Requiem per un ulivo", giacché fra le scaturigini della narrazione v'è la sparizione probabile d'un pezzo del ponente ligure, minacciato dalla furia della speculazione edilizia.

All'epoca della prima uscita del volume (per Theoria, nel 1992), l'ergersi a difesa di codeste terre con le proprie armi di scrittore causò al Nostro un processo per diffamazione: risoltasi favorevolmente la controversia giudiziaria, ci viene infine e fortunatamente restituita la possibilità di godere d'una delle opere sue più nitide.

Sul filo della memoria, in modi sospesi fra letteratura e poesia, veniamo chiamati ad un viaggio al confine ligure tra Italia e Francia, attraverso posti incantati (Villa Hanbury ed i suoi giardini, il mercato di Mentone, Capo Mortola e la Piana di Latte): mentre, dallo sfondo e dal tempo, emergono personaggi indimenticabili come gli incupiti Laurel ed Hardy di "Atollo K", loro stanco e malinconico congedo girato a Nizza.

C'è, nella scrittura di Orengo, una musicalità che ben s'attaglia all'aspirazione sua di dar concretezza ad un "sospiro d'amore, una macchia nella memoria, un'ombra dietro al cuore": adoprando colori tenui e pennellate morbide, infatti, egli riesce a trasmettere al lettore sensazioni ed emozioni provate nel guardare alla natura, inseguire ricordi, perdersi in incanti.

Privo d'una vera e propria struttura portante, il racconto procede per illuminazioni: ed è bello smarrirsi sulle piste di luoghi magari a noi sconosciuti, ma resi vividi dalla maestria e dall'amore di questo nocchiero garbato ed insinuante. Un cesellatore della parola scritta, che conosce l'arte di ammaliare.

(Da: http://www.italica.rai.it/)

Nico Orengo
Gli spiccioli di Montale
Einaudi, 2001
Euro 8,26

Un assaggio...

"Tornando giù da Cagnes, dopo aver constato che la moussade del mare non appariva nè dall'uliveto lassù, nè dalla torre del castello dei Grimaldi, pensavo al mare che avevo visto all'età del ragazzino del museo Renoir. Un mare che si colorava con le stagioni e profumava. Era il mare delle albe di pesca, quando bruno mi veniva a svegliare tirando da sotto la finestra, in giardino, la lenza che mi ero legato, la sera andando a dormire, al pollice di un piede. mare di giugno che fioriva con le barchette di san Giovanni, in leggero cristallo. Mare immobile d'agosto, con i pampani che salivano per l'oppressione a pelo d'acqua. Mare trasparente di dicembre quando i polipi rosa camminavano sulla roccia delle riva. Mare di primavera quando l'alga bionda faceva ondeggiare i fondali. Mare viola, azzurro, bianco, verde. Un mare per ogni godet di Windsor & Newton. E io avevo fogli su fogli con prove di mare. Ma ancora mancava di vita, di tremore. Era ancora un mare disegnato, fermo.

Volevo ripassare mare, ulivi e cielo, lontano dal luogo di emozione. Lontano dalla Piana di Latte. Sarei tornato a Nizza a cercare sul mare la melanconia di Stan Laurel e Oliver Hardy, sarei andato ad Apricale, dove ancora c'erano grandi oliveti. Per il cielo non sapevo ancora se avrei scelto Grasse o Castelar, il cielo di Grasse era più alto e più secco, quello di Castelar più basso e più umido. Potevo provare i colori dal vero, sarebbe stato come cercare le facce per i protagonisti di un racconto. Dovevo, quei colori, vederli muovere, attraverso le ore del giorno, vedere di che pose, di che tic si sarebbero caricati".

(Da: Nico Orengo, Gli spiccioli di Montale, pp.43-44)