TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


domenica 3 luglio 2011

Piero Simondo, L'immagine imprevista




PIERO SIMONDO
L’IMMAGINE IMPREVISTA
opere 1954-2008
a cura di Sandro Ricaldone
Complesso monumentale di Santa Caterina
Oratorio de’ Disciplinanti - Finalborgo
dal 10 luglio al 7 agosto 2011
orario: tutti i giorni dalle 17 alle 23; chiuso il martedì
inaugurazione: domenica 10 luglio 2011, ore 18,00

DAS – DanzAtelierStudios
performance site specific
sabato 16 luglio 2011, ore 18,00

Per iniziativa dell’Assessorato alla Cultura, lo spazio mostre del Comune di Finale Ligure ospita, dal 10 luglio al 7 agosto 2011, una antologica di Piero Simondo, nella quale sono documentate, attraverso una quarantina di opere e un importante insieme di materiali tutte le fasi del percorso artistico di questo autore, dai primi anni ’50 ad oggi.

Del suo lavoro Guido Curto ha scritto:
“In Simondo il colore viene steso senza un contorno predefinito e i pigmenti si effondono liberi il più delle volte su una lastra di vetro, in trasparenza, quindi, nella tecnica da lui usatissima del Monotipo; solo in un secondo momento la pittura viene trasposta e stabilizzata su carta o su tela.
Grazie a questa prassi, Simondo si libera non solo da ogni da ogni figuratività e accademismo, ma perviene anche ad una nuova linea dell’informale: più che gestuale e materica, soffusamente magmatica e caotica”.

In occasione della mostra, l’editrice Il Canneto di Genova pubblica il volume di Piero Simondo “L’immagine imprevista. Rendiconti, opere, interviste” in cui, oltre alle riproduzioni di numerosi lavori, sono raccolti gli scritti dell’artista dedicati alle esperienze del MIBI (Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista) ed alla fondazione dell’Internazionale Situazionista, nonché gran parte delle interviste rilasciate a proposito delle sue ricerche pittoriche.

Sabato 16 luglio la Compagnia DAS–DanzAtelierStudios, diretta da Eleonora Mercatali e Elena Rolla, terrà nella sede della mostra una performance site specific, confrontandosi con le opere esposte.


PIERO SIMONDO nasce a Cosio d'Arroscia (1M) nel 1928. Allievo di Felice Casorati e di Filippo Scroppo all'Accademia Albertina di Torino, si laurea in Filosofia all'ateneo torinese.
I primi lavori sono ceramiche astratte che espone nel '52 ad Alba, dove si trasferisce, ospitato da Pinot Gallizio, che introduce alla pittura.
Una mostra ad Albisola (estate '55) segna l'incontro con Asger Jorn e porta alla creazione, ad Alba, del Laboratorio Sperimentale del MIBI e alla pubblicazione del Bollettino del movimento, “Eristica”. Nell'estate 1956 Simondo organizza, sempre ad Alba, con Jorn, Gallizio ed Elena Verrone (che sposa l’anno seguente), il Primo Congresso mondiale degli Artisti liberi sul tema "Le arti libere e le attività industriali".
Nel luglio 1957 è tra i fondatori dell’Internazionale Situazionista, da cui si stacca dopo pochi mesi.
Trasferitosi a Torino, fonda con un gruppo di operai e intellettuali il CIRA Centro Internazionale di Ricerche Artistiche (1962-1967), con cui – fra l’altro – progetta installazioni sui temi dell’alienazione e della natura dei media.
Nel 1972 entra all'Università per occuparsi dei laboratori di "attività sperimentali" presso l'Istituto di Pedagogia. Qui insegna poi Metodologia e didattica degli audiovisivi.
La sua attività artistica inizia negli anni ’50 con i “Monotipi”. All’inizio del decennio successivo inaugura la sequenza delle “Topologie”, di forte impatto oggettuale. Nel 1968 dà vita ai “Quadri-manifesto”, cui fanno seguito, nel tempo, le “Ipo-pitture”, i “Nitro-raschiati” e altri cicli pittorici improntati alla sperimentazione di nuove tecniche e materiali.
Negli anni '90, quando "l'angoscia dell'avanguardia si è attenuata", Simondo torna ad usare i pennelli e i pastelli, producendo alcuni grandi polittici. Nell'ultimo decennio si dedica in prevalenza a lavori su carta nei quali rivisita con freschezza inventiva i procedimenti già utilizzati cinquant'anni prima.