TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


giovedì 14 aprile 2011

L'occhio di Germano Lombardi


E' disponibile in libreria l'ultimo numero di Resine, interamente dedicato alla figura e all'opera di Germano Lombardi, lo scrittore onegliese morto a Parigi nel 1992. Membro del Gruppo 63, autore d'avanguardia, Lombardi è stato poi colpevolmente dimenticato dalla critica, nonostante sia stato uno dei protagonisti più interessanti di quell'epoca di grande fermento intellettuale e politico. Resine colma ora questo vuoto, rendendo omaggio ad un autore importante e nello stesso tempo permettendo così una migliore comprensione di quei primi anni '60 tanto importanti per gli sviluppi successivi della vita culturale (e non solo) del nostro Paese. Ne pubblichiamo l'editoriale.


Pier Luigi Ferro

L'occhio di Germano Lombardi




A partire dalla fine degli anni Cinquanta e, grosso modo, per tutto il decennio successivo un'ondata di rapidi e violenti cambiamenti investì l'Italia che, appena uscita dai disastri della guerra e del ventennio fascista, si era avviata, con una cospicua zavorra di contraddizioni e nodi irrisolti, a diventare una moderna società industriale e di consumo. A fronte di questo l'esperienza dei Novissimi e del Gruppo 63 ha rappresentato una dirompente spinta di opposizione polemica ai valori dominanri nel mondo letterario, ancora condizionato da una parte dal bellettrismo tardo ermetico e dalla prosa d'arte, che affondavano le loro radici nella cultura del rappel à l'ordre maturato nel ventennio, dall'altra dalle ultime espressioni del neorealismo, che aveva rivitalizzato la poetica del realismo romantico e naturalista, raccontando le macerie lasciate sul campo dal conflitto e le dure vicende della fabbrica e del mondo operaio nell'epoca della riconversione postbellica. Ma già Vittorini, in alcune famose pagine apparse sul Menabò, nel fascicolo dedicato a letteratura e industria, aveva avvertito come fosse ormai giunto il momento di guardare i problemi della contemporaneità non più "con gli occhi dei padri e dei nonni", invitando gli scrittori ad abbandonare gli schemi descrittivi e linguistici di matrice tardo-naturalista, per scegliere nuovi linguaggi e nuove modalità formali capaci di caricare nel corpo stesso del linguaggio "tutt'intero il peso delle proprie responsabilità ideologiche". a sostegno di tale prospettiva citava il recente esempio dell' école du regard, che non a caso sarà al centro della riflessione teorica della neoavanguardia.


Elio Vittorini

Si trattava di uno snodo decisivo, anche perchè proprio allora stava prendendo vita la cultura di massa industriale e diventava impellente l'elaborazione di una efficace prospettiva critica nei confronti della trivialliteratur e dell'incipiente bestsellerismo - ossia di quella mercificazione estetica che è il rovescio della medaglia dell'estetizzazione delle merci - di cui dava peraltro conto l'enorme e pervasivo sviluppo del linguaggio pubblicitario negli anni del boom economico. Appariva indispensabile, insomma, e questo ebbero ben chiaro gli esponenti del Gruppo 63, ripensare il sistema delle scienze umane, che appariva completamente disarmato, attestato com'era su posizioni sostanzialmente arretrate e inadeguate.

Questo fascicolo monografico di Resine è un tributo a Germano Lombardi (Oneglia, 10 ottobre 1925 - Parigi, 12 dicembre 1992), uno dei protagonisti più trascurati e oggi quasi dimenticato di tale stagione. Un oblio ingiusto perchè l'opera narrativa dello scrittore ligure, che abbraccia quasi un trentennio, costituisce, insieme a quella di Balestrini, forse il più cospicuo e coerente contributo nell'ambito della neoavanguardia all'elaborazione di un nuovo e originale modello di narrazione. Fra tutti gli esponenti del Gruppo 63, lombardi fu probabilmente quello che più di ogni altro ebbe il passo e il respiro del romanziere e dell'affabulatore.


Germano Lombardi

Nelle pagine di questo numero, accanto ai saggi di Renato Barilli e Angelo Guglielmi, suoi compagni di cordata in quegli anni, e a quelli di Mario Lunetta e Francesco Muzzioli, che si occupano appunto dell'opera narrativa di Lombardi, appaiono alcuni scritti a carattere memoriale di amici e familiari di Lombardi, come i poeti Nanni Cagnone e Giulia Niccolai, Maurizio Spatola, Martina e Orio Vergani, nipote di Lombardi, nonchè altri contributi critici che esplorano le peculiarità del suo originale linguaggio e aspetti meno noti della sua produzione: quella teatrale, quella poetica e quella giornalistica. Siamo lieti che alcuni di questi saggi siano opera di giovani studiosi, perchè speriamo ciò possa valere anche come segnale di un rinnovato interesse per l'opera di Lombardi presso la nuova generazione di critici.

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Pier Luigi Ferro, insegnante e critico letterario. Collabora a “Il Ponte” e a "Resine" con scritti sulla poesia, sulla narrativa e sul teatro italiano contemporaneo. Tra i sui lavori, “Messe nere sulla Riviera. Gian Pietro Lucini e lo scandalo Besson”, UTET 2010.

Per informazioni e richieste di copie contattare resine.rivista@yahoo.it