TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


sabato 20 novembre 2010

Rolando Mignani tra segno e simbolo





ROLANDO MIGNANI

tra segno e simbolo

a cura di Sandro Ricaldone
in collaborazione con Giorgia Barzetti


Museo d'Arte Contemporanea di Villa Croce
1 dicembre 2010 - 23 gennaio 2011


inaugurazione 30 novembre 2010, h. 17,30

ROLANDO MIGNANI (Genova, 1937-2006) è figura di spicco nel campo delle sperimentazioni verbovisuali che a partire dagli anni '60 hanno rivestito un ruolo vitale nella scena artistica contemporanea, trovando in Genova uno dei principali centri di elaborazione, attraverso le esperienze promosse da Martino e Anna Oberto attorno ad "Ana eccetera" (con il coinvolgimento di autori come Corrado D'Ottavi, Giampaolo Barosso, Felice e Vincenzo Accame) e dal Gruppo di Studio, animato da Guido Ziveri e Luigi Tola.

Di estrazione operaia (ha lavorato a lungo in fonderia), Mignani esordisce prendendo parte all'avventura di Tool, la rivista creata da Ugo Carrega nel 1965 attorno alla proposta di una "poesia simbiotica", volta a far interagire nella pagina poetica, su un piede di parità, gli aspetti visivi (lettering, forma, segno, colore) con gli elementi verbali (suono, significato) tradizionalmente dominanti.

Nell'ambito del gruppo di Tool (che ha visto impegnati, fra gli altri, Lino Matti, Rodolfo Vitone, Lea Landi e Vincenzo Accame), Mignani ha sviluppato - come Carrega osservava in uno scritto del 1971 - "una ricerca ossessiva e continua sul proprio mondo erigendo a segni (in una lettura negativa) il brandello di carta di giornale, la carta da macellaio, le stagnole delle scatole, la carta igienica, il cartone da pasticcere ... e la verbalitá contraddittoria del mondo della grande società al quale contrappone la sua lacerata verbalità individuale".

Pur nella prolungata militanza nel versante simbiotico della poesia l'approccio di Mignani si distingue per la complessa stratificazione simbolica messa in atto mediante una calcolata "scrittura" di segni pittografici, di rapporti spaziali e di risonanze materiche.

All'intensa attività espositiva - nel cui ambito, oltre alle numerose personali in Italia e all'estero, assumono particolare rilievo le presenze a rassegne di grande spessore storico-critico come "Italian Visual Poetry 1912-1972", allestita da Luigi Ballerini al Finch College Museum di New York e quindi alla GAM di Torino nel 1973, e "Fra significante e significato", Collegio Cairoli, Pavia 1975, introdotta da Renato Barilli - attorno alla metà degli anni '70 si affianca la produzione di libri d'artista (da "La rimozione dell'orecchio nell'elargizione dell'occhio", Sileno, Genova 1975, a "Quaderno di appunti per la rimozione delle nome e dei cosi", La Nuovo Foglio, Macerata 1976).

Sul finire di quel decennio nel lavoro di Mignani si viene poi accentuando una suggestiva propensione oggettuale che sfocia nella realizzazione di costruzioni tridimensionali e, in prosieguo, si espande ulteriormente, sino ad attingere, seppure episodicamente, la misura dell'installazione.
Significativo risulta anche l'impegno di animazione culturale esercitato sia nella relazione dialogica con giovani artisti e performers genovesi (Galletta, Bignone, Bucci) sia attraverso la partecipazione a riviste ("Atelier Bizzarro", 1973; "Stato inferto", 1981) e - soprattutto - con la redazione di "Ghen Liguria" (1981-1985), per la quale ottiene i contributi teorici di protagonisti della scena filosofica ed estetologica, da Jean-Luc Nancy a Mario Perniola; da Gianni Carchia a Franco Rella.

Nel tracciare un bilancio della propria vicenda, nell'agosto 2005, pochi mesi prima della scomparsa, Mignani scriveva, parlando di sé in terza persona: "Sua è la sfida a una lettura globale di segni visibili intesa come transcodificazione continua dall’ottico al tattile, dal percettivo al concettuale. Tutta la tradizione del lettrismo, del collage e del decollage, del materismo e del ready made, del simbolismo e dell’operazionismo è stata fusa da Mignani in un 'furor segnico' dove il variare dei valori informativi dipende dal variare delle attese, passando da un fondale ligneo a una improbabile equazione zampa-puntina da disegno, da una sagoma di mano a un ancor meno probabile tracciato di valenze, dal fondale di masonite negli incubi del massello a una criptica “dis-Sertazione per un res-Tauros”. Tra le pieghe di questo labirinto segnico Mignani nasconde la sua, in definitiva semplicissima, “dichiarazione di poetica”: DA MATERIA A MATERIA FORMA-COLORE INSIEME INVENTANO".

La mostra allestita al Museo d'Arte Contemporanea di Villa Croce ripercorre l'intera vicenda creativa dell'autore, dai primi lavori, dove ancora affiorano tracce di poesia lineare, sino alle prove estreme dedicate ai tragici attentati alle Twin Towers, passando per gli assemblaggi tridimensionali e talune installazioni degli anni '80 e '90. Numerosi sono gli inediti, provenienti dalle raccolte dell'erede e di collezionisti privati.

In un'apposita sezione viene ricostruita, pressoché integralmente, l'ultima personale di Mignani, tenuta nel 2001 presso la Galleria Leonardi / V-idea: un progetto satirico, svolto con la collaborazione grafica di Paolo Argeri, che costituisce l'ultima manifestazione del profondo interesse tributato all'opera del poeta Edward Estlin Cummings, documentato altresì da una serie di pannelli in cui vengono analiticamente investigate talune liriche di questo autore.
Ricca di materiali la sezione documentaria, costituita da progetti, lettere, fotografie, multipli, libri, riviste, manifesti, cataloghi, inviti, rinvenuti nell'archivio personale dell'artista di cui l'ADAC, Archivio d'Arte Contemporanea dell'Università di Genova, per iniziativa del Prof. Franco Sborgi ha intrapreso la catalogazione, in vista della successiva acquisizione.

Accompagna la mostra un catalogo di 152 pagine dell'Editore De Ferrari, con interventi dell'Assessore ai Progetti Culturali del Comune di Genova, Andrea Ranieri, e di Franco Sborgi, Direttore del Dipartimento di Italianistica, Romanistica, Arti e Spettacolo (DIRAS) dell'Università di Genova, e con testi di Giorgia Barzetti, Viana Conti, Sandro Ricaldone, Carlo Romano, Sandra Solimano, Giorgio Zanchetti e Giuseppe Zuccarino.

Nel catalogo, oltre alla riproduzione di buona parte delle opere in mostra, sono riportati i principali scritti dell'artista e una corposa antologia critica.