TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


giovedì 24 giugno 2010

Da leggere: Francesco Biamonti, Scritti e parlati



Per la rubrica "Da leggere" riproponiamo oggi "Scritti e parlati", raccolta postuma di scritti dispersi, editi o inediti, del grande scrittore ligure scomparso nel 2001, da cui riprendiamo questa breve nota autobiografica.


Francesco Biamonti

Breve nota autobiografica



Tutta la vita psichica è investigazione, investigazione che cerco di tradurre in immagini. E ognuno è solo su questa terra su sfondi di cielo, di mare o di montagne.
Cerco una prosa rapida e meditante.
Per ciò che c' è di infinito nella vita, vivere è un po' come navigare. Per Baudelaire il mare è una metafora dell' anima. Nella scrittura si vorrebbe imprigionare il canto delle sirene.
Amo il francese, lo spagnolo, il provenzale. In quest' ultimo, come nel dialetto, cerco un' acre verdezza.
Quand' ero ragazzo la Francia rappresentava la sola civiltà dello spirito. Mi piacerebbe vivere su un altipiano di Provenza o sulle coste dell' Atlantico. Come si fa a non avere simpatia per i francesi? Ci hanno insegnato a cercare una visione del mondo.
Il realismo è diverso dal verismo, ingloba la vita e la morte, la finitudine e l' infinito.
Avrigue è un paese al sole, Luvaira un paese da lupi, Aùrno un paese al vento.
La solitudine s' incrocia con le crepe metafisiche.
Fra uomo e donna subentra spesso l' angoscia di sentirsi separati, anche se la donna è l' angelo cosmico. Ciò permette il tono dell' elegia.
Come dice Montale, la memoria non è peccato finché giova, tuttavia non è esente da sensi di colpa. La vita slitta di continuo, ondeggia. Il mare riflette il cielo e vi navigano anche i morti. Le cimetière marin è un testo fondamentale. Tra oro, marmi e tombe, la vita è sempre all' inizio.
Leggo Montale, Valéry, Camus per la loro métaphysique ensoleillée e lo stile rischioso e severo.
Leggo dappertutto e di solito scrivo a casa.
Ho amato Pavese, Silvio D' Arzo, Calvino, Lalla Romano, Rigoni Stern, Boine, Sbarbaro, Montale.
Il paesaggio? È destino umano abitare un mondo. Un' opera d' arte nasce da un rapporto della coscienza soggettiva con la storia e con la natura. Il paesaggio che mi vedo sempre davanti agli occhi è quello ligure. Le storie in genere le invento, raccolgo e solidifico una sparsa atmosfera.
Non denuncio, descrivo un disagio. La terra forse insegna la calma, la ricerca della verità. Amo le radici nella terra, ma anche il cielo e il cosmopolitismo. Ben vengano altri popoli, altri individui, colgono anch' essi il significato delle rocce e dei cieli.
Ho col dialetto un rapporto ambiguo, a volte mi pare di un' acre verdezza, a volte morto, stucchevole, specie se ostentato.
La mia giovinezza fu priva di tutto, di libri, di cultura, di scuola; fu angosciante, mutilata. Forse per questo mi piacciono gli emarginati, coloro che hanno una vita nuda, dove tutto è passaggio, transito, clandestinità. L' uomo è l' essere delle lontananze. «Glissez mortels, n' appuyez pas». È una sentenza dell' antica Francia che mi ripeto sovente...
La donna e la morte sono sogni che si sprigionano all' improvviso. Portano a investigare nella mitologia dell' anima.
Amerei scrivere un giallo senza fatti, per mutamenti interni, oppure un libro di cieli.
Nella vita c' è sempre una mutilazione.





Francesco Biamonti
Scritti e parlati
Einaudi, 2008
€ 19.00