TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


mercoledì 23 giugno 2010

Biblioteca delle Donne di Savona. Scriverne la storia




Dal mese di marzo il fondo librario della Biblioteca delle Donne di Savona è di nuovo consultabile presso la biblioteca del Liceo Scientifico "Orazio Grassi". Marirì Martinengo ricostruisce la storia di quella che è stata la principale realtà organizzata del femminismo savonese.


Marirì Martinengo

(con la collaborazione di Betty Briano e di Giovanna Palmeto)


Biblioteca delle Donne di Savona. Scriverne la storia


I 1300 volumi che, insieme a riviste e a documenti, si trovavano nella Biblioteca delle donne di Savona, dopo una giacenza di molti anni negli scatoloni, sono tornati alla luce negli scaffali.
L'8 marzo 2010 presso il Liceo Scientifico 'Orazio Grassi' di Savona, mia città natale, ci sono stati i festeggiamenti per la resurrezione e l'inaugurazione della nuova sede, una biblioteca di Quartiere, specializzata nella storia del Novecento, situata all'interno del Liceo Scientifico.
Alle spalle di questo avvenimento cittadino - ma soprattutto di donne, come significa la scelta non casuale della data - c'è una lunga storia, iniziata quaranta anni fa, nei primi anni '70 del secolo scorso, quando un gruppo di donne, ospitate all'epoca nella sede del "Manifesto", aveva incominciato a raccogliere e a conservare i primi sacri testi del neofemminismo allora agli albori. L'attività di raccolta e scambio di testi era poi continuata in altro luogo ove aveva sede un consultorio autogestito, come si diceva allora.
In seguito, all'inizio degli anni '80, essendosi accumulata una certa quantità di materiale, germinò in loro il desiderio di ordinare i libri, le riviste i manifesti, gli opuscoli - che venivano pubblicati in gran numero e si diffondevano velocemente in quegli anni di entusiasmo e di vitalità - e di dar vita ad una biblioteca.
Fu utilizzato il locale di Via Briganti, già sede del consultorio, alla periferia nord della città, vicino alla nuova stazione ferroviaria. Ricorsero all'autofinanziamento e anche, per alcuni anni, a qualche contributo pubblico, per il pagamento dell'affitto e l'acquisto dei libri e del materiale indispensabile al funzionamento di una biblioteca aperta alla cittadinanza.
Io, che di mia iniziativa ero entrata in contatto con alcune di queste savonesi e avevo preso a cuore l'iniziativa (e come non avrei potuto, trattandosi di libri e di luoghi per libri?), proposi loro di farmi tramite e di rifornire la biblioteca con le pubblicazioni che c'erano nella Libreria delle donne di Milano, la più attenta e la più aggiornata, in fatto di pubblicazioni femminili, che potesse esistere in Italia.
Esse, diventate ormai mie amiche, accettarono e iniziò così una collaborazione intensa e fruttuosa: mi indicavano i testi che desideravano acquisire, io li prendevo nella Libreria di Milano e li caricavo, stipati in borsone, sull'automobile che, con Vittorio, mio marito, alla guida, aspettava posteggiata in Piazza Diaz (allora la nostra Libreria era in Via Dogana), pronta per partire alla volta di Savona, meta Via Briganti. Questa operazione avveniva ogni tanto nei fine settimana o in prossimità di feste, quando io e lui disponevamo di tempo libero dagli impegni di lavoro. Il pagamento di questi libri, da parte delle bibliotecarie savonesi, avveniva regolarmente e puntualmente.
A poco a poco la Biblioteca si arricchì, con materiale proveniente anche da altre fonti, fu completata la catalogazione, la suddivisione per argomento e fu avviato il prestito.
Nella sala, circondata tutta intorno dagli scaffali e dai mobiletti degli schedari, avvenivano incontri, discussioni politiche, dibattiti sulle riviste, sulle iniziative e prospettive femministe di allora.
Venivano invitate a parlare personalità diventate note a causa della loro attività di pratica e di pensiero nel movimento. La Biblioteca era luogo d'incontro, vi si formavano nuove amicizie e relazioni politiche, vi si parlava dei libri, che erano discussi, suggeriti, criticati.
Era nata e si era sviluppata una pratica politica di donne.
Verso la metà degli anni '90 successe che diminuirono contemporaneamente le risorse finanziarie e le energie delle bibliotecarie, alcune si allontanarono, si verificarono una dispersione e un riflusso di creatività.
Il locale, il cui affitto era divenuto insostenibile, fu chiuso. Da lì iniziò la peregrinazione attraverso varie sedi pubbliche della città, ospiti di volta in volta, grazie all'interessamento di qualche politica amica, di un Quartiere o di una Circoscrizione; complessivamente quattro traslochi, ove ogni volta veniva ripetuta l'estenuante operazione di 'smontaggio' e 'rimontaggio' della biblioteca.
Neppure in quegli anni e nelle diverse sedi mancarono iniziative e collaborazioni volte a mettere in relazione donne, anche di diverse provenienze ed ispirazioni, su pratiche inerenti vari aspetti del pensiero e della creatività femminile; fino ad arrivare, nel 2002, al momento in cui, essendo cambiato il colore politico dell'Amministrazione Comunale e, nella fattispecie, dell'ultima Circoscrizione ospitante, queste amiche non poterono più fruire di benevole ospitalità ed i libri accatastati e inscatolati trovarono posto soltanto negli scantinati della Biblioteca civica della città. L'impresa sembrava avviata definitivamente verso un triste epilogo.
Passarono molti anni.
Poi il miracolo: alcune insegnanti del Liceo Scientifico "Orazio Grassi", vennero a sapere di questo"giacimento" e, in accordo con la Preside, si misero in contatto con le "superstiti" e con la Consigliera Provinciale delle Pari Opportunità, allo scopo di riesumarlo e recuperarlo. Fu così possibile trasportare i libri nei locali del Liceo. Queste insegnanti, coinvolgendo nel lavoro alunni e alunne, si assunsero l'incarico di analizzare il patrimonio ereditato e di estrarre dalle casse libri, riviste, documenti, di catalogarli, di disporli infine negli scaffali a disposizione di studenti, insegnanti, della popolazione del quartiere e della città.
Molti volumi - narrativa e saggistica - nel frattempo erano diventati dei classici e sono testimoni di un periodo fulgente della nostra storia recente; essi possono servire per tesi di laurea in letteratura, storia, filosofia, psicologia e pedagogia.
Ma il loro maggiore valore consiste, secondo me, nel "fare storia", documentare cioè le radici di un pensare e di un fare, di mostrare alle giovani e ai giovani di oggi, che gli agi e la libertà di cui godono sono stati guadagnati, conservati e trasmessi dalle "madri di tutti e tutte loro".

(http://www.donneconoscenzastorica.it/)


Marirì Martinengo, insegnante e studiosa di discipline umanistiche e linguistiche ha promosso insieme ad altre "Comunità di pratica e di riflessione pedagogica e di ricerca storica" che si ispira alla pratica politica della Libreria delle Donne di Milano, di cui fa parte. Ha scritto su Hildegarda di Bingen nel saggio collettaneo Libere di esistere. Civiltà femminile nel Medioevo europeo (SEI, Torino 2001). Ha pubblicato Le trovatore. Poetesse dell'amor cortese, Libreria delle donne, Milano 1996; Le trovatore II. Poetesse e poeti in conflitto, Libreria delle donne, Milano 2001; con Marina Santini ha curato, Cambia il mondo cambia la storia. La differenza sessuale nella ricerca storica e nell'insegnamento, supplemento a "Via Dogana", Milano 2002.