TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


venerdì 9 aprile 2010

Wifredo Lam fra primitivismo e surrealismo

Wifredo Lam, il grande pittore cubano che risiedette a lungo ad Albisola, è considerato da molti un "primitivista" con influenze cubiste. In realtà Lam fu prima di tutto un surrealista. Un "surrealista con una causa".

Giorgio Amico

Wifredo Lam fra primitivismo e surrealismo 

Lam risiede a Parigi due anni dalla primavera del 1938 a quella del 1940. Picasso lo ha preso sotto la sua protezione e lo introduce nel circolo ristretto dei suoi più intimi amici, pittori come Fernand Léger, Henri Matisse, Georges Braque, Joan Miró; critici d’arte Yvonne and Christian Zervas; poeti come Michel Leiris, Paul Eluard, Tristan Tzara. E’ in questo periodo che spinto da Picasso approfondisce sotto la guida esperta di Michel Leiris la sua conoscenza dell’arte africana e dell’Oceania con frequenti visite al Museé de l’Homme. Grazie a Picasso entra in contatto con il gruppo dei surrealisti ed in particolare con André Breton e l’artista tedesco Max Ernst. Un incontro che si rivelerà cruciale per la sua futura carriera artistica. E’ da questo momento che il suo lavoro, pur notevolmente influenzato da Picasso, inizia ad assumere caratteri pienamente originali. Nei suoi dipinti Wifredo Lam fonde in una maniera del tutto nuova la lezione del cubismo e la magia del surrealismo, con motivi che gli derivano da una approfondita riflessione sulla scultura africana ed in particolare sul simbolismo delle maschere tribali.
Prima testimonianza del suo incontro con i surrealisti un collage realizzato insieme al pittore rumeno Victor Baumer in cui su di un’incisione di grotte e cantine si staglia la silhouette di un busto femminile dai capelli dorati.
La partecipazione alle attività del gruppo surrealista è importantissimo per l’evoluzione successiva dell’opera di Lam, tanto da rappresentare un vero e proprio complessivo riorientamento della sua ricerca artistica. Picasso e i surrealisti capirono le enormi potenzialità di quel giovane e come scrive Roberto Quezada Monge lo spinsero a prendere coscienza della potenziale molteplicità dei suoi temi, di quella “visione cosmica”, come la definisce la poetessa cubana Nancy Morejón, attraverso cui appare un’Africa transculturata dalla cultura iberoamericana e da influssi caraibici e cinesi. Immagini che suggeriscono più che definire, oggetti come evocazioni, chiavi e segreti di un realismo magico che incanterà Breton e i surrealisti.
Fin dai primi contatti è del tutto evidente che egli si differenzia nettamente dagli altri. Per lui il surrealismo non è un fine a se stante, una mera ricerca artistica, né il desiderio di un avanguardismo esasperato, ma “l’ultimo anelito alla liberazione del’uomo. Esso si nutre del concetto di libertà che a sua volta alimenta la creatività”. Così almeno dichiarerà trent’anni più tardi a Carlos Franqui. Per usare la bella espressione di Jacqueline Barnitz il suo fu “surrealismo con una causa”. La concretizzazione del sogno di Breton di fondere il meraviglioso e il primitivo con gli esiti della più avanzata ricerca artistica europea.

 
 Giorgio Amico Wifredo Lam Massari editore, 2006