TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


martedì 17 novembre 2009

Ken Knabb, Guy Debord cineasta


Guy Debord


Ken Knabb
Introduzione ai film di Guy Debord




Se riusciremo a venir fuori da questo imbroglio e a creare una società sana e liberata, le generazioni future si volgeranno a Guy Debord come a colui che avrà contribuito a questa liberazione più di chiunque altro nel xx secolo.

Guy Debord (1931-1994) è stato il personaggio più influente dell’Internazionale Situazionista, il noto gruppo che svolse un ruolo chiave catalizzando la rivolta del maggio 1968 in Francia. L’influenza dei suoi scritti è profonda, ed abbastanza evidente per quelli che sono capaci di andare oltre le apparenze superficiali. In compenso, i suoi film, altrettanto notevoli, sono molto meno conosciuti, almeno finora.

Ciò è dovuto al fatto che praticamente non sono stati accessibili. I primi tre film sono stati raramente presentati, benché il primo abbia causato qualche breve scandalo negli anni 50. Gli ultimi tre sono stati proiettati un po’ più generosamente a Parigi negli anni 70 ed all’inizio degli anni 80, ma altrove poca gente ha avuto la possibilità di vederli. Poi, nel 1984, Gérard Lebovici, l’amico ed editore di Debord (che aveva anche finanziato i suoi ultimi tre film), fu assassinato. Irritato dall’atteggiamento della stampa francese, che propagava le voci sulle pretese “losche frequentazioni” di Lebovici e che in alcuni casi non temeva di insinuare che Debord stesso avrebbe potuto avere qualche relazione con l’omicidio del suo amico, Debord ritirò dalla circolazione tutte le sue pellicole. Eccetto alcune proiezioni private, nessuno non ne ha più visto nessuno fino al 1995, quando, poco dopo la morte di Debord, due film (e un video che aveva appena completato) furono mostrati su una rete via cavo francese. Da allora alcune copie video pirata di questi tre lavori sono circolate, ma i film sono rimasti inaccessibili fino al 2001, quando Alice Debord ha iniziato a renderli disponibili nuovamente.

Tecnicamente ed esteticamente, le pellicole di Debord sono fra le opere più brillanti e innovative della storia del cinema. Ma, effettivamente, non sono tanto “opere d’arte” quanto provocazioni sovversive. A mio parere sono i più importanti film radicali che siano mai stati fatti, non soltanto perché esprimono la più profonda prospettiva radicale del secolo scorso, ma perché non hanno avuto alcuna seria concorrenza cinematografica. Alcuni film hanno rivelato questo o quell’aspetto della società moderna, ma quelli di Debord sono i soli che presentano una critica coerente di tutto il sistema mondiale. Alcuni cineasti radicali hanno fatto riferimento, a parole, allo straniamento brechtiano, cioè ad incitare gli spettatori a pensare ed agire da sé stessi invece di spingerli all’identificazione passiva nell’eroe o nell’intreccio, ma Debord è praticamente il solo che abbia veramente realizzato quest’obiettivo. A parte alcuni lavori di livello nettamente inferiore e che sono stati influenzati da lui, i suoi film sono i soli che abbiano fatto un uso coerente della tattica situazionista del détournement degli elementi culturali esistenti per nuovi obiettivi sovversivi. Il deturnamento è stato spesso imitato, ma nella maggior parte dei casi soltanto in modo confuso e semicosciente, o per uno scopo puramente umoristico. Non si tratta soltanto di giustapporre a caso degli elementi incongrui, ma piuttosto (1) di creare una nuova unità coerente che (2) critica a sua volta il mondo esistente e la sua relazione con questo mondo. Alcuni artisti, cineasti ed anche pubblicitari hanno usato delle giustapposizioni simili superficialmente, ma la maggior parte di esse è lontana dal realizzare (1), per non dire di (2).

Le opere di Debord non sono né discorsi filosofici da torre d’avorio, né proteste militanti ed impulsive, ma degli esami implacabilmente lucidi delle tendenze e delle contraddizioni più fondamentali della società in cui viviamo. Ciò vuol dire che si deve rileggerle (o nel caso dei film, rivederli) numerose volte, ma ciò vuol dire anche che rimangono pertinenti come prima, mentre innumerevoli mode radicali o intellettuali sono apparse e scomparse. Come ha notato Debord nei Commentari sulla società dello spettacolo, nei decenni che sono seguiti alla pubblicazione della Società dello spettacolo (1967) lo spettacolo è diventato più pervasivo che mai, al punto di soffocare praticamente ogni coscienza della storia pre-spettacolare e ogni possibilità anti-spettacolare: “il dominio spettacolare è riuscito ad allevare una generazione piegata alle sue leggi.”

Come risultato di questo nuovo sviluppo, quelle frasi di Debord che in precedenza erano respinte perché esagerate o incomprensibili sono ora respinte, con la stessa superficialità, perché ovvie e banali; e quelle persone che prima sostenevano che l’oscurità delle idee situazioniste dimostrava la loro insignificanza ora sostengono che la loro notorietà dimostra la loro obsolescenza. Ma coloro che pensano che i situazionisti siano stati recuperati perché alcuni frammenti delle loro opere sono stati esibiti nei musei, sezionati nelle università o discussi nei mass media non si sono probabilmente presi la briga di rileggerle recentemente.

I nostri agitatori hanno fatto passare ovunque delle idee con le quali una società di classe non può vivere. Gli intellettuali al servizio del sistema, peraltro ancora più visibilmente in declino di esso, cercano oggi di maneggiare questi veleni per trovare degli antidoti; ma non vi riusciranno. Avevano fatto prima i più grandi sforzi per ignorarli, ma invano: tanto è grande la forza della parola detta a suo tempo. . . Che non si chieda ora quanto valevano le nostre armi: sono rimaste in gola al sistema delle menzogne dominanti. [In girum...]

Oso dire che la stessa cosa si dimostrerà vera con i film di Debord, nonostante tutti gli sforzi per neutralizzarli.

Essendo il diagnosta più penetrante dell’epoca attuale, non è affatto sorprendente che la notorietà di Debord sia crescente, né che questa notorietà consista, in così gran parte, di voci ostili sulla sua vita privata e di ridicole idee errate sui suoi progetti e le sue prospettive. Fortunatamente, è capace di spiegarsi e di difendersi da sé stesso, così non credo che sia necessario per me cercare di farlo qui al posto suo.

Mi permetterò tuttavia di citarlo ancora una volta, per confutare una delle falsificazioni più grezze e più diffuse, che vorrebbe presentarlo come un artista o uno letterato attento solo allo stile che avrebbe attraversato una fase radicale ma che si sarebbe in seguito disilluso e rassegnato:

Dal primo momento, ho trovato giusto dedicarmi al rovesciamento della società, ed ho agito di conseguenza. Ho preso questo partito in un momento in cui quasi tutti credevano che l’infamia esistente, nella sua versione borghese o nella sua versione burocratica, avesse il più roseo futuro. E da allora, non ho, come gli altri, mutato avviso una o più volte, con il cambiare dei tempi; sono piuttosto i tempi che sono cambiati secondo le mie idee. Vi è in questo di che dispiacere ai contemporanei. [In girum...]

Anche coloro che si lagnano della “oscurità” di Debord devono essere capaci di comprendere queste parole senza difficoltà.

Non pretendo che Debord sia al di là di ogni critica, ma semplicemente che la maggior parte delle critiche che sono state fatte finora è erronea o irrilevante. Va da sé che il fatto di venerarlo passivamente va contro tutto ciò che incarnava. Si tratta di comprendere bene ciò che ha da dire, di utilizzare ciò che sembra pertinente e di ignorare ciò che non lo sembra. La vera questione posta in questi film, non è di sapere ciò che Debord ha fatto della sua vita, ma ciò che voi farete della vostra.

Aprile 2003





Traduttore americano dei film di Guy Debord e di una antologia dell'Internazionale Situazionista, Ken Knabb è anche autore di numerosi articoli e saggi. Le versioni in italiano (come pure i testi originali e le traduzioni in francese, in spagnolo e in altre lingue) si possono trovare sul sito del Bureau of Public Secrets / Ufficio dei segreti pubblici -- http://www.bopsecrets.org/italian