TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

Vittorio Alfieri
(1790)


giovedì 26 novembre 2009

Giorgio Amico: Cosio o Albisola? La nascita dell'Internazionale situazionista



Giorgio Amico

Cosio o Albisola? La nascita dell'Internazionale Situazionista

Come si sa, i miti di fondazione sono sempre difficili da interpretare e da collocare storicamente e la fondazione nel 1957 dell'Internazionale situazionista non fa eccezione. Il sospetto che la cosiddetta "Conferenza di fondazione", tenutasi nella casa di Piero Simondo a Cosio d'Arroscia a fine luglio 1957 non fosse poi stata così fondante circolava già, alimentato dalla pubblicazione di una lettera di Guy Debord a Asger Jorn del 1° settembre 1957, e quindi a poco più di un mese dall'evento, in cui il vulcanico francese invitava l'amico, allora residente ad Albisola, a presentare la "conferenza di Cosio" (si noti la virgolettatura), come "il punto di partenza della nostra attività organizzata e, immediatamente dopo, procedere velocemente (si deve imediatamente creare una nuova leggenda su di noi)". (Guy Debord, Correspondance, vol.1, Fayard 1999, p. 24)
 
Il bel libro di Piero Simondo, l'unico rimasto dei partecipanti a quell'evento, Guarda chi c'era, guarda chi c'è (Ocra Press, Genova 2004), permette di capire un pò meglio come realmente siano andate le cose in quell'estate, piovosa e fredda, del 1957.
 
Scrive Simondo:
 
"Chi non ha percorso a quei tempi la linea Bra-Cavallermaggiore-Savona non può immaginare la bellezza dei vagoni con sedili di legno fine secolo. Su quegli scomodi e duri divanetti a tre posti, noi [Simondo e la moglie, Elena Verrone-nostra nota], in viaggio di nozze e di luna di miele, discettavamo in francese d'arte e d'avanguardia, con due fra i probabili migliori e relativamente ignoti avanguardisti culturali del momento, (Asger e Guy) su cui iniziavano a soffiare lievi e variabili venti di gloria. Ad Albissola s'era già trovato anche Constant, sentimentale e piangente, preso nel fuoco erotico pulsionale incrociato tra un'ex moglie ed una in servizio (prossima futura ex a sua volta)." (Simondo, Guarda chi c'era, guarda chi c'è, pp. 18-19)
 
Simondo ricorda poi come, nonostante facesse freddo e piovesse in continuazione, il gruppo di artisti e intellettuali non si fosse scoraggiato, e avesse utilizzato quel breve soggiorno al mare per definire meglio il progetto in gestazione:
 
"La frequentazione più assidua avveniva con Debord, partivamo, a piedi, per i cinque chilometri necessari a raggiungere il porto di Savona e il relativo luogo di sosta dove bevevamo un (e più d'uno) Australian rum, scoperto fra le bottiglie del bar portuale... Eravamo giovani e incuranti, più che insolenti, tutto ci divertiva e ci rallegrava... Fu in quei lunghi e pigri conversari che si profilò l'idea di ritrovarci verso la fine di luglio a Cosio, dove Elena e io saremmo andati per l'estate, dopo la parentesi albissolese...". (ibidem, pp.19-20)
 
Il dubbio a questo punto è legittimo: l'Internazionale situazionista è nata a Cosio d'Arroscia o ad Albisola? Interrogativo effimero, forse, ma che può stare all'interno del dibattito sull'esperienza situazionista, il cui tessuto connettivo, avrebbe detto Shakespeare, era fatto della materia di cui son fatti i sogni...